Intervista a Fulvio Collovati: “Il mio erede? Difficile dirlo…”

Riuscire a descrivere in poche righe quella che è stata la carriera di Fulvio Collovati sarebbe davvero difficile visto che si parla di uno dei migliori difensori della storia del nostro paese. Milan, Inter, Udinese, Roma e Genoa le sue squadre senza dimenticare ovviamente la Nazionale di cui è stato una colonna portante per anni. Proprio con la maglia azzurra l’ex difensore fu anche tra gli artefici di quella storica Coppa del Mondo vinta dall’Italia in Spagna nel 1982. Noi di ‘FalsoNueve’ abbiamo contattato in esclusiva Fulvio Collovati per parlare di questi e molti altri temi inerenti alla sua carriera.

Intervista realizzata per: FalsoNueve

 

Ha mosso i primi passi nel mondo del calcio nel Milan. Che ricordi conserva di quell’esperienza?
Avevo 12 anni quando sono arrivato al Milan e quindi sono cresciuto lì. Aldilà delle qualità del singolo, una volta c’era la cultura del settore giovanile e quindi c’era più propensione a lanciare i giovani. In quel periodo lì giocai prima io, poi venne Franco Baresi e tanti altri lanciati in prima squadra. Ora un po’ sta tornando l’idea di puntare sui giovani del vivaio, ma allora si dava grande spazio ai ragazzi. Ho un ricordo meraviglioso perché sono cresciuto lì, ho imparato a seguire determinate regole e alla fine è come se ti impostassero non solo nel modo di comportarti in campo ma anche nel modo di comportarti nella vita.

 

Per quanto riguarda invece il passaggio all’Inter e i suoi anni con la maglia in nerazzurro?
Quando subentra il professionismo entra in gioco la professionalità. Inevitabilmente poi nascono anche le polemiche, come successe per il mio passaggio all’Inter che fu mal digerito dalla tifoseria rossonera senza capire poi effettivamente quali fossero i motivi reali. Adesso magari non fa più tanto rumore un cambio di maglia, a quei tempi però era diverso e fece scandalo anche perché ero capitano del Milan ma appunto magari si sottovalutarono alcuni aspetti e motivazioni ai più sconosciuti.

 

In tutto ciò ha avuto un ruolo da protagonista anche in Nazionale avendo fatto parte, tra le altre cose, della spedizione per Spagna ’82 con cui si leaureò campione del mondo. Quale fu il segreto di quell’Italia e a più di 30 anni di distanza che emozioni le suscita pensare a quel Mondiale?
Quella Nazionale era figlia dei migliori prodotti di quel periodo lì: Conti dalla Roma, Antognoni dalla Fiorentina, io dal Milan, il blocco Juventus e via dicendo. Era figlia del buon operato dei grandi club del nostro paese in quell’epoca. Chiaramente non si vince solo per quello. Il segreto penso fosse il poter vantare un gruppo solido, affiatato e di assoluto valore: Paolo Rossi vinse il Pallone D’Oro, Zoff è stato uno dei migliori giocatori di tutti i tempi, la difesa era tra le più complete e solide al mondo e tanto altro. Se volessimo rapportarla alla Nazionale di adesso ad esempio per quanto riguarda il discorso attaccanti ora magari si deve optare anche per gente che non è titolare, all’epoca, con tutto il rispetto, c’era davvero l’imbarazzo della scelta. Senza dubbio merito anche del discorso relativo al settore giovanile e al fatto che oggi nel nostro paese la maggior parte degli attaccanti sono stranieri. Allora avevi Altobelli, Graziani, Bettega, Pruzzo, Giordano, Rossi, era mortificante dover lasciare uno di questi fuori o addirittura a casa. Mi ricordo ad esempio che ci furono parecchie polemiche quando rimase fuori dalla Nazionale Pruzzo che era capocannoniere del campionato, oggi invece è impensabile una cosa del genere.

 

C’è un giocatore, tra quelli che attualmente militano nel nostro campionato, che per caratteristiche tecniche o fisiche potrebbe assomigliarle?
Francamente penso di no. Il ruolo del difensore è completamente cambiato, si guarda più all’impostazione ad esempio. Poi è cambiato anche il modo di marcare: io ho vissuto il passaggio dalla difesa a uomo a quella a zona, quindi inevitabilmente è cambiato proprio il ruolo perché non ti muovi più singolarmente ma devi tenere conto dei movimenti dei compagni di reparto. Se però dovessi proprio scegliere, per qualità fisiche e tecniche, magari potrebbe essere Romagnoli, però tenendo sempre conto del discorso fatto in precedenza.

 

Dopo averla vista sul campo l’abbiamo vista in diverse vesti fuori dal rettangolo di gioco. Oggi cosa sta facendo Fulvio Collovati?
Nel ’93 quando smisi di giocare ho fondato una società che lavora nel mondo della pubblicità e della comunicazione, società che ho tutt’ora. Poi in questi anni ho continuato a fare l’opinionista in Televisione perché è una cosa che mi piace e mi diverte. Non ho voluto rimanere nel mondo del calcio come allenatore per scelta, perché preferivo fare altro. In questo periodo lavoro anche con la Gialappa’s con cui mi diverto davvero tanto. Oggi, a 59 anni, posso permettermi il lusso di fare quello che mi piace.

Alessio Nicotra Written by: