Intervista a Damiano Tommasi: “La Roma dello scudetto? Eravamo molto completi”

Ci sono dei calciatori che rappresentano delle eccellenze non solo per le vittorie in campo ma anche per i traguardi raggiunti fuori. Tra questi c’è sicuramente Damiano Tommasi, ex calciatore della Roma e ora presidente dell’Associazione Italiana Calciatori. Simbolo di un calcio pulito e corretto, l’ex centrocampista ha vestito la maglia della squadra giallorossa per dieci anni (più precisamente dal 1996 al 2006) rivestendo un ruolo di primo piano anche nella conquista dello scudetto nella stagione 2000-2001. Tommasi però vanta numerose presenze anche in Nazionale con la quale partecipò, tra le altre cose, allo sfortunato Mondiale del 2002 in Giappone-Corea. Noi di ‘Falso Nueve‘ abbiamo contattato in esclusiva Damiano Tommasi per parlare con lui della sua carriera e della situazione attuale del calcio italiano.

Intervista realizzata per: FalsoNueve

Dei tanti anni positivi che ha passato con la Roma, la stagione 2000-2001 è sicuramente da ricordare: fu uno dei protagonista di quello storico scudetto insieme a campioni del calibro di Batistuta, Montella e ovviamente Totti. Quale pensa sia stato il segreto di quella squadra e che rapporto ha con i suoi ex compagni?
Il segreto è che eravamo una squadra completa, con tanti cambi, un allenatore di grande esperienza e parecchi giocatori che erano nel pieno della loro maturità calcistica: grazie a tutto questo siamo riusciti a superare diverse squadre che erano preparate altrettanto bene. Qualcuno di loro ancora continua, qualcun altro invece lo ritrovo su una panchina di serie A e con altri ancora invece ci sentiamo e quei tempi sono sempre piacevole da ricordare quando ci si trova.

Parlando di Nazionale: che ricordi conserva dell’esperienza in Corea-Giappone?
Vale il discorso fatto un po’ per la Roma, quel gruppo era molto forte visto che vantava giocatori all’apice della propria carriera calcistica ma purtroppo nella spedizione in Corea per una serie di motivi non siamo riusciti ad esprimerci al meglio e ad andare avanti in un Mondiale che probabilmente era alla nostra portata. Peccato perché è stata la mia unica esperienza in un Mondiale con la Nazionale…

Ha passato anche un periodo della sua carriera da calciatore all’estero: in particolare è stato il primo giocatore italiano a sbarcare nel campionato cinese. Come mai fece quella scelta?
Sono andato all’estero dopo l’esperienza romana, anche perché in Italia non avrei giocato in nessun altra squadra che non fosse stata la Roma o l’Hellas Verona. E’ stata una bella esperienza anche perché ho avuto l’opportunità di farla fare anche ai miei figli, e poi credo che oltre a conoscere un nuovo mondo si ha un’idea migliore anche dell’Italia stessa quindi penso che andare all’estero sia una bella opportunità non solo per chi fa il calciatore e può essere qualcosa di davvero formativo. Riguardo alla Cina ho fatto quella scelta perché si è presentata l’opportunità di andare lì e perché ero molto curioso dato che si tratta di un’altra cultura e di un paese molto misterioso che nel prossimo futuro avrà, se non ha già da ora, una grande importanza anche per noi.

Come può la serie A colmare il gap che si è creato con altri campionati come quello inglese e quello spagnolo?
Puntando su un progetto tecnico e sportivo valido e costruendo sulla scuola calcistica italiana che è ancora tra le migliori, come dimostra il successo dei nostri tecnici all’estero.

Quanto può essere importante puntare sui giovani e che difficoltà ci sono nel nostro paese a riguardo?
L’ottica di lanciare i ragazzi giovani in prima squadra ormai è sempre più rara e da troppo tempo manca uno step formativo tra il settore giovanile e la prima squadra su cui già gli altri paesi sono più avanti. Anche la Lega Pro negli anni ha perso la sua funzione in questo senso e tutto ciò comporta che molti giovani si perdano negli anni più importanti e cioè in quelli del passaggio in prima squadra.

E’ a capo dell’Associazione Italiana Calciatori. Come mai scelse questa carriera piuttosto che la carriera da allenatore o da dirigente come altri suoi ex colleghi?
Io facevo già parte del Consiglio direttivo dell’Associazione, ho collaborato anche come consigliere e poi si è presentata una possibilità importante dopo le dimissioni dell’avvocato Campagna e ho provato a vedere se un giovane ex professionista poteva essere una soluzione per un momento non felicissimo dell’Associazione. Da allora rivesto questo incarico che da un punto di vista della mia formazione personale mi sta dando molto visto che sto conoscendo una parte di calcio che mi era sconosciuta e che poi è una parte importante anche su ciò che poi può avvenire di conseguenza su un campo da gioco. Una scelta diversa avrebbe comportato anche impegni differenti, e visto che per tanti anni non ho avuto la possibilità di passare i fine settimana con i miei figli mi sembrava ora giusto passare più tempo in quei giorni proprio con loro.

Alessio Nicotra Written by: