Intervista ad Angelo Maggi, doppiatore di Tony Stark: “Dietro la sua voce c’è grande lavoro”

Finale del primo film dedicato ad “Ironman”, forse il vero punto di partenza dell’apparentemente interminabile fortuna della Marvel sul grande schermo. Tony Stark, interpretato magistralmente da Robert Downey Jr., durante una conferenza stampa invece di attenersi al discorso scritto dai suoi collaboratori annuncia al mondo la sua vera identità con un iconico e sensazionalistico “Io sono Ironman”. Forse è una delle scene più rappresentative e ricordate dai fan dei film con protagonisti i personaggi creati da Stan Lee e soci. Ed è impossibile anche non ricordare la voce, italiana, con cui Stark fa il grande annuncio. La voce è quella di Angelo Maggi, doppiatore che ormai da allora (2008) accompagna l’attore statunitense nelle versioni italiane dei suoi film, legati al mondo Marvel e non solo.

Ma gli attori a cui Maggi ha prestato la voce sono davvero tanti. Tra tutti, oltre al già citato Robert Downey Jr., è giusto ricordare Tom Hanks, Bruce Willis, Jackie Chan e Gary Oldman, apprezzatissimi dal pubblico italiano. E ancora tanta televisione: dall’iconico commissario Winchester de “I Simpson”, allo sfortunato Jorah di “Game of Thrones”, passando per il simpatico Dr. Cox di “Scrubs” e il padre di Miley Cyrus in “Hannah Montana”. L’importanza del ruolo del doppiatore risiede forse anche in questo: riuscire ad avvicinare il pubblico del proprio paese ai grandi divi e alle grandi produzioni di Hollywood. E allora se è vero che in pochi in Italia riuscirebbero ad individuare al primo tentativo la voce originale del due volte Premio Oscar Tom Hanks, è altrettanto vero che la maggior parte di essi non avrebbero grosse difficoltà ad associarlo alla profonda voce di Angelo Maggi.
Abbiamo contattato in esclusiva il doppiatore romano per parlare con lui del suo lavoro e dei suoi ultimi progetti, tra cui spicca inevitabilmente anche l’attesissimo “Avengers: Infinity War”.

Intervista realizzata per: MyReviews

 

 

Ripensando un po’ agli attori e hai film che hai doppiato, qual è quello che ti fa divertire di più?
Sicuramente il personaggio che doppio che più mi fa divertire è il commissario Winchester dei Simpson. Ormai mi confronto con lui da 30 anni, cioè una vita, pensa che non era manco nato mio figlio che ha 28 anni e ora si sposa. Ha una voce che ho creato facendo un mix tra mio nonno materno ed Eduardo De Filippo che ho poi dovuto “incicciottire” vista la stazza del personaggio, che è una delle sue caratteristiche principali. Questa cosa la racconto spesso anche nel mio spettacolo “il Doppiattore – La voce oltre il buio”.

E quale invece è stata la sfida più difficile?
Di sfide difficili ce ne sono state tantissime. Quest’anno festeggio 38 anni di carriera e 35 di doppiaggio, quindi veramente ne potrei citare molte. Sicuramente anche doppiare Tony Stark non è facile. Il primo “Ironman” è uscito nel 2008 cioè 10 anni fa e si parlava comunque di un attore anagraficamente diverso da me, anche se quello non è un fattore fondamentale. Dovevo trovare la giusta voce e soprattutto una dizione rapida che potesse esaltare l’ironia del personaggio. Parlo molto veloce perché credo che valorizzi e aiuti Tony sia nella sua ironia che nel suo essere “un genio, playboy, miliardario, filantropo”.

Dieci anni che presti la voce a Robert Downey Jr., e credo sia impossibile per i fan italiani non immaginarlo ormai con la tua voce. Cosa ne pensi di questo attore?
Robert è un grandissimo attore ed ha davvero talento. Ha fatto degli errori di gioventù, come facciamo tutti, e per colpa di quegli errori è uscito dal giro per un po’ di anni. Poi però con umiltà si è riproposto e proprio il personaggio di Tony Stark gli ha portato nuova linfa vitale. Aveva cominciato molto bene, era un giovane attore molto promettente. Poi appunto ci sono stati quei problemi che hanno un po’ ostacolato il suo percorso. La chiamata per “Ironman” è arrivata invece in un’età matura e lo ha riportato in auge.

A proposito di Tony Stark e dei film Marvel. Cosa ne pensi di questo genere di film, ti diverte doppiarli o è stressante vista la vicinanza con cui ormai, da anni, arrivano sul grande schermo?
Questa è una bella domanda perché è qualcosa che non tutti sanno. Mi diverto ovviamente, anche se il vero divertimento lo provo nel doppiare ad esempio le commedie francesi, come “Quasi Amici”. Anche perché quasi sempre ormai ognuno di noi registra solo e le voci vengono unite in post-doppiaggio. Nelle commedie invece ancora si ha la possibilità di doppiare in contemporanea con i colleghi. Ad esempio quando ho lavorato a “Venere in pelliccia” di Roman Polanski ricordo che il direttore di doppiaggio era sempre Marco Guadagno, che ritrovo sempre nei film della Marvel, e insieme a me c’era Emanuela Rossi con cui abbiamo doppiato per una settimana intera dalla mattina alla sera. I personaggi del film erano due e quindi veniva più facile farlo contemporaneamente. Quello è stato divertente perché comunque eravamo sempre in due, mentre quando sei da solo il lavoro è più “freddo”. L’altra curiosità che non tutti sanno è che noi non vediamo mai i film prima di doppiarli, a me è capitato solo una volta in tutta la mia carriera. Quando doppiamo le pellicole della Marvel spesso ci fanno vedere solo la bocca o gli occhi dell’attore e questo ovviamente non è un vantaggio per chi deve doppiare perché non hai modo di capire cosa succede in tutta la scena.

Anche per “Infinity War” avete lavorato così?
Parzialmente sì. Non come i primi “Ironman”, lì non mi facevano vedere quasi nulla, dovevo doppiare quasi sul suono. Il tutto dipende poi da una questione di marketing.

Si parla molto di una possibile uscita, in un prossimo futuro, di Tony Stark dall’Universo Marvel. Ti dispiacerebbe “perdere” questo personaggio?
Io non so nulla di questo, non ci dicono molto, ma ammetto che mi dispiacerebbe tanto. Ho ad esempio finito ora di doppiare la quinta stagione della serie “The Blacklist” e ho saputo che non hanno firmato per altri episodi e io sono molto dispiaciuto. Per Tony Stark a maggior ragione lo sarei. Però purtroppo, in questo lavoro, capita anche questo. Pensa anche a tanti attori che, ahimè, non ci sono più e inevitabilmente ciò comporta un doppio dispiacere per chi aveva la possibilità di prestargli la propria voce in Italia.

Hai avuto modo di conoscere di presenza alcuni degli attori che hai doppiato?
E’ molto difficile conoscere queste star americane. Io ho avuto la fortuna di poter conoscere uno degli attori a cui più ho legato la mia voce, cioè Tom Hanks. Ci siamo incontrati una quindicina di anni fa a Venezia dove veniva presentato “The Terminal”, film nel quale lui interpreta uno straniero e quindi recita con un accento particolare. Io sono stato aiutato dal mio consulente bulgaro per doppiare questo accento. I distributori dell’Universal Italia mi hanno invitato a Venezia e mi hanno presentato a lui come la sua voce ufficiale italiana e in quell’occasione ho conosciuto anche Steven Spielberg. Siamo stati a cena insieme e io, verso la fine, con l’aiuto anche di un bicchiere di vino in più, mi sono avvicinato e gli ho detto: “Io sono la voce ufficiale dei film che fai con la Dreamworks, quindi ti prego Tom continuaci a lavorare così lavori te e lavoro pure io” (ride ndr).

Parliamo però anche del tuo spettacolo…
Lo spettacolo si chiama “Il DoppiAttore. La voce oltre il buio”. Per la terza stagione, con grande successo, ho portato a teatro a Roma il doppiaggio con questo spettacolo, una cosa a cui nessuno aveva mai pensato. Non sono il più bravo di tutti, sono stato semplicemente il più lungimirante. Ho unito i miei due amori, il doppiaggio e il teatro, dove io sono nato con Vittorio Gassman, creando questo show in cui doppio dal vivo, mostrando come si fa, facendo vedere come si canta doppiando e raccontando tanti aneddoti. E’ uno spettacolo per chi non conosce questo mondo e ne vuole sapere di più, visto che partiamo anche dalla sua nascita, mostrando anche diverse clip. Cerco poi di interagire molto con il pubblico ed ogni sera ho un ospite d’onore che indirizza e identifica la serata. Quest’anno ho avuto il piacere di ospitare, durante le varie serate, doppiatori del calibro di Massimo Lopez, Pino Insegno, Giulia Luzzi ad esempio e negli anni molto altri. Anche nell’ultima replica ho avuto Maria Pia Di Meo, la più grande doppiatrice vivente. Tutti amici miei che mi vengono a trovare e fanno una vera e propria esibizione, cantando o interpretando scene teatrali.

Per quanto riguarda invece ciò che ti piacerebbe fare. Hai desideri per il prossimo futuro?
Il mio sogno è molto semplice: riuscire a portare questo show anche fuori Roma, in tutta Italia e poi magari portarlo anche dove ci sono gli italiani nel mondo. Intanto però mi piacerebbe poterlo farlo conoscere in provincia perché sono sicuro che avrebbe un grande successo anche perché ho visto che sono venuti tanti appassionati da numerose città italiane apposta per poter assistere. Inoltre ti do una chicca finale: tutti i giovani che vengono a vedere mi chiedono consigli su come iniziare. Non c’è ancora una strada precisa per la formazione degli aspiranti doppiatori quindi nel mio piccolo cercherò di fare qualcosa. Per la quarta stagione del mio spettacolo ho deciso infatti che farò una selezione pubblica di aspiranti doppiatori da tutta Italia. I due vincitori poi, a mio insindacabile giudizio, avranno una borsa di studio di 3.000-4.000 euro per iniziare la carriera nel mondo del doppiaggio. Saremo ovviamente molto selettivi perché deve essere un’opportunità per i giovani che vogliono davvero diventare professionisti in questo campo.

Alessio Nicotra Written by: