Intervista a Gianluca Basile: “La medaglia ad Atene il mio ricordo migliore”

E’ uno dei simboli del basket italiano, condottiero della Nazionale per molti anni insieme al compagno Pozzecco, leader e punto fermo di alcune delle squadre più importanti del nostro campionato e d’Europa, segno indelebile nella mente di un’intera generazione cresciuta guardando le sue geste sui parquet di tutta Europa. Stiamo – ovviamente – parlando di Gianluca Basile che, a 40 anni, ha disputato anche quest anno un’ottima stagione all’Orlandina Basket, squadra di cui è diventato subito un simbolo e un idolo. Gianluca ormai è alla fine di una carriera gloriosa e ricca di soddisfazioni che lo ha portato a diventare l’emblema della palla a spicchi nel nostro paese, grazie anche a quella meravigliosa impresa nell’Olimpiade di Atene (in cui l’Italia vinse l’argento): prima dei quattro italiani in NBA, c’era Gianluca Basile. Noi di FalsoNueve abbiamo incontrato il cordialissimo Gianluca che ci ha permesso di fargli qualche domanda in esclusiva.

Intervista realizzata per: FalsoNueve

Come giudichi la stagione di Capo d’Orlando?
Il nostro obiettivo era la salvezza e l’abbiamo conquistata con quattro giornate d’anticipo quindi il giudizio non può che essere positivo. Dal mio punto di vista forse si poteva fare qualcosa di più perché il livello del campionato non è stato altissimo però abbiamo avuto anche tanti problemi fisici: considera che siamo stati al completo solo la prima di campionato e a Varese e quindi è stata dura dover compensare anche alle tante assenze. Credo comunque che possiamo dare un 7 pieno a questa Upea.

Parliamo un po’ di te invece: qual è il ricordo più bello che conservi della tua carriera?
Sicuramente le Olimpiadi, la massima espressione dello sport. Vivi ogni giorno con gente che fa sport, che vedi in TV ed è una sensazione davvero bella poter partecipare. Esserci è già un successo poi vincere anche la medaglia è un qualcosa che non si può nemmeno raccontare! E’ stato sicuramente un momento magico anche se ho tanti altri ricordi belli, come gli scudetti con la Fortitudo o l’Eurolega col Barça, visto che ho avuto la fortuna di giocare per più di 10 anni con squadre di alto livello e di conseguenza mi sono tolto qualche soddisfazione!

Sempre parlando della tua carriera: hai qualche rimpianto?
No, perché per fortuna tutte le scelte che ho fatto si sono rivelate giuste. Dopo il Barça ad esempio sono andato a Cantù ed è stato fantastico, poi a Milano ho vissuto il peggior anno della mia carriera ma non lo rimpiango perché mi ha fatto capire anche quanto fosse importante ciò che ho fatto da altre parti: credevo fosse tutto rose e fiori visto che mi era andata sempre bene e quell’anno ho capito che tutto quello che ho fatto l’ho costruito grazie al mio impegno e alla mia volontà, nulla è stato scritto né tantomeno regalato.

Sei stato uno dei punti fermi della Nazionale per molto tempo. Gli azzurri ora potranno contare sui quattro giocatori che militano in NBA. Cosa possono dare alla Nazionale i quattro “americani” e dove può arrivare questa squadra?
La Nazionale come talento è probabilmente la più forte. Però a volte il talento non basta per vincere, soprattutto in Nazionale quando hai poco tempo per prepararti con la squadra e quindi ci vuole tanto sacrificio. Tutti devono fare un passo indietro dal punto di vista offensivo: sono abituati magari ad avere sempre il pallone in mano, ma quando hai 4 o 5 giocatori di questo livello in squadra non è che puoi giocare con 5 palloni e quindi in fase offensiva ci vuole un grande equilibrio e bisogna trovare il giusto compromesso perché non è possibile pensare che facciano tutti quanti 20 punti nella stessa partita. Poi ovviamente nella fase difensiva ci deve essere grande collaborazione perché a quei livelli se non difendi non puoi vincere le partite. Agli Europei due anni fa hanno fatto bene nella prima parte e poi nella seconda hanno pagato la mancanza di alternative valide per i titolari: in queste competizioni si gioca ogni due giorni quindi devi avere una panchina adeguata ai cambi altrimenti non vinci. Quest anno, pur non conoscendo bene la situazione degli “americani”, posso dirti che anche se andassero solo 3 su 4 sarebbe comunque una Nazionale molto competitiva avendo tante alternative e tutti i ruoli bene o male coperti. L’Italia ora deve necessariamente puntare alle Olimpiadi perché porterebbe un gran vantaggio, sia a livello di prestigio che a livello economico, anche al nostro campionato.

Ultima domanda: cosa c’è nel futuro di Gianluca Basile?
Non ho ancora deciso se smettere o no. Tre o quattro mesi fa ti avrei detto che mi sarei ritirato perché non mi riconoscevo più. Poi sono cambiate alcune cose da fine febbraio e mi è tornata la voglia, anche perché ero più coinvolto e c’era più intesa anche con la squadra. Stando così le cose potrei anche rimanere e continuare. Però dipende da tantissimi fattori: in ogni caso per qualche anno sicuramente starò ancora in Sicilia perché la mia famiglia vive qui, se continuerò a giocare lo vedremo nelle prossime settimane.

Alessio Nicotra Written by: